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Le 3+1 false credenze sugli interpreti professionisti di cinese
Questa è la prima fase del tuo pacchetto di base anti-improvvisazione, come ti avevo detto all’inizio, perché possa funzionare ho bisogno di fare una cosa importante, devo sfatare 3 false credenze su cosa vuol dire diventare interprete professionista di cinese.
Sono sicura che credi siano vere, non scoraggiarti se è così. Si chiamano “credenze” per un motivo, cioè perché le persone ci credono, ma sai qual è la cosa più interessante? È che sono cose che diamo per buone, senza esserci mai soffermati a ragionare e io voglio che tu ci ragioni ora, insieme a me, e sono sicura che alla fine sarai d’accordo come sul fatto che sono false. E ti dirò di più, sono pure dannose, ti creano un sacco di problemi e ti portano a fare delle stronzate incredibili, senza che te ne rendi conto.
Se anche decidessi di non continuare il Pacchetto Base Anti-Improvvisazione e tutto questo programma fantastico che ho creato per te e leggessi solo questo articolo,andrà bene perché saprò che ti ho almeno aiutato a eliminare queste 3 trappole che ti danneggiano silenziosamente.
Bene, leviamoci subito il dente che duole.
La prima falsa credenza sugli interpreti di cinese è che basti parlare italiano e cinese per fare l’interprete o ancora peggio: se sei cinese e vivi in Italia allora sei un interprete.
Ascoltami bene, devi togliertelo dalla testa adesso, altrimenti possiamo lasciar perdere tutto, senza nemmeno provarci, elimina questa mail e cestina le successive, perché saranno inutili. Il cinese da solo non fa di te un interprete di cinese, nemmeno potenziale, anche se è la tua madrelingua. Sennò non ti avrei fatto fare il quiz, no? Mi sarebbe bastata una domanda sola: parli cinese? Sì? Bene, fai l'interprete allora. E invece no, è molto più complesso di così. Che altro serve, allora, ti chiedi? Te lo dico, non ti preoccupare, ma quello fa parte del Pacchetto Base Anti-Improvvisazione vero e proprio, adesso, invece, mi interessa che elimini le altre 2 false credenze dannose.
La seconda falsa credenza sul lavorare come interprete di cinese è che basti avere la una laurea in interpretariato e traduzione come garanzia per la professione.
Non mi guardare così. I master o le lauree in interpretariato e traduzione possono essere utili, certo, ti danno tante conoscenze in più rispetto alla laurea in lingue, ma spesso non bastano.
Perché? Perché sono parziali, spesso molto teorici e difficilmente hanno i 3+1 ingredienti che ti servono davvero combinati in un posto solo (bravo, hai capito che i 3+1 ingredienti te li do nei prossimi articoliil), soprattutto difficilmente sono tarati sul cinese, sono di solito impostati sulle lingue europee.
Passiamo alla terza falsa credenza sul lavorare come interprete di cinese: “fare l’interprete” vuol dire tutto e niente. Quando parlo di interprete professionista di cinese non è ben chiaro cosa intendo, vero? È normale sia così perché c’è tanta confusione. Per questo nei prossimi articoli ti spiegherò nel dettaglio quanti interpreti di cinese esistono con caratteristiche molto chiare e perché devi avere le idee chiare su quale vuoi essere.
Bene, ora che abbiamo sfatato questi 3 miti ti lascio il tempo per digerire le nuove prospettive che ti si stanno aprendo davanti gli occhi e ci sentiamo presto.
Sai che mangiare sano è importante per avere energie mentali a disposizione? Per un interprete professionista di cinese lo è anche più che per chiunque altro. Per questo nel prossimo articolo ti darò la ricetta completa e precisa degli ingredienti che devono rientrare nella dieta di un interprete di cinese per avere abbastanza energia celebrare per affrontare il suo lavoro.
Credi che la via dell’interprete professionista di cinese sia quella migliore per te?
Non ti resta che metterti a lavoro e addestrarti a dovere. Puoi iniziare dall’unico videocorso costruito su misura di sinologo per darti tutto quello che ti serve, dai concetti economici a quelli aziendali e strategici, per Diventare un interprete professionista di cinese..
Se invece non sei certo al 100% di essere un Interprete Professionista di Cinese, approfitta e prenota subito un esclusivo colloquio di Sino-Coaching per scoprire la tua strada con la guida dei nostri Sino-Coach in modo incredibilmente gratuito! Attiva il tuo Sino-Coaching rispondendo a 8 semplici domande: clicca qui.
Quanto sei motivato a diventare un interprete di cinese?
Voglio proporti un test per introdurti al Pacchetto Base Anti-improvvisazione. Il test è semplice, devi solo continuare a leggere.
Immagina una sala riunioni, due delegazioni sedute al tavolo, un'italiana e una cinese.
Tu sei al centro, a capotavola, hai il tuo blocchetto degli appunti e almeno 3 penne e il bicchier d’acqua già riempito.
Loro parlano, tu prendi appunti, tu traduci e si va avanti. Alla fine della riunione le due delegazioni firmano un accordo, un contratto e prima che te ne vai ti rincorrono per farti i complimenti e ringraziarti per come hai guidato l’incontro.
Che ne dici? È una bella prospettiva, vero?
Ora immagina invece la stessa sala, tu stai per sederti con la delegazione italiana e uno dei tuoi colleghi ti chiama e ti dice:
Ehi, tu, parli cinese, no? Aiutami a tradurre che questi non capiscono l’inglese.
Te lo sei sentito dire almeno una volta nella tua vita da sinologo, vero? Nemmeno te ne sei accorto e sei finito a fare da interprete improvvisato.
Non è stata colpa tua, figurati se volevi sentirti imbarazzato, senza parole, con la chiazza sotto l’ascella che si allargava a dismisura man mano che la conversazione andava avanti. È stato un brutto momento, non avevi il controllo della situazione, non vedevi l’ora che finisse. Loro parlavano e tu cercavi di tradurre quel che potevi, ma andavano veloci, le cose ti sfuggivano e non sapevi come muoverti. Poi la comunicazione è crollata rovinosamente.
Purtroppo questo scenario si verifica molto spesso e la maggior parte delle volte non hai scelta, è il tuo capo, il tuo amico che te lo chiede e non puoi sottrarti.
Purtroppo queste stesse persone sono immerse fino al collo nella prima e peggiore delle 3 false credenze sugli interpreti di cinese (e anche sugli interpreti in generale, in realtà), ovvero che basti conoscere due o più lingue per fare da interpreti.
Lo sai anche tu, non ti prendo in giro, questa è la credenza comune e ti ci sei scontrato un sacco di volte, anche se non ci hai fatto caso. La cosa importante è che c’è un modo per evitare di rimanere incastrati nella rete degli interpreti improvvisati che fanno una fine rovinosa.
Tu sei qui, sei pronto a trasformarti in un Interprete Professionista di Cinese. Per questo ora devi capire come.
Come fare?
Hai bisogno di imparare quali sono le tecniche e le strategie, gli Strumenti del Mestiere, degli interpreti professionisti che possono esserti utili e salvarti la vita anche se la tua professione principale è un’altra rispetto a quella dell’interprete di conferenza.
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Trasformati in un Interprete Professionista di Cinese!
“Potresti fare l’avvocato” ti dicevano da piccolo, perché hai sempre avuto una gran parlantina. Sei curioso e non ti fermi un attimo, non solo: quando vedi qualcuno in difficoltà a comunicare in una lingua straniera ti butti subito ad aiutare, lo senti come una missione!
Sei anche puntuale, preciso e bravo a organizzarti, ma sai anche “mettere una pezza” quando le cose si fanno complesse e sembra non esserci una via d’uscita.
So che ti ritrovi in tutto questo e ti faccio i miei complimenti!
Sono Ilaria Tipà, la Specialista dell’Interpretazione Cinese-Italiano e la prima e unica madrelingua italiana con il cinese come lingua di lavoro a essere membro dell’Associazione Internazionale Interpreti di Conferenza.
Sono davvero felice di sapere che sei potenzialmente uno dei nostri, un potenziale interprete professionista di cinese.
Ora hai le idee chiare e sai che il mondo dell’interpretazione cinese-italiano è quello in cui puoi fare la differenza, ma quanto ne sai davvero?
Ne prossimi articoli ti presenterò il Pacchetto Base Anti-Improvvisazione:
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Sfatiamo insieme le 3 false credenze su cosa vuol dire essere interprete di cinese
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Ti svelo gli ingredienti che ti servono per proseguire con la formazione
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Ti spiego quali sono i tipi di interpreti professionisti e a quali ruoli puoi ambire
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Ti mostro i 3+1 step che devi compiere per diventare un interprete di cinese professionista
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Interpreti di cinese professionisti: un vuoto da colmare!
Interpreti di cinese professionisti: un vuoto da colmare!
I rapporti bilaterali tra Cina e Italia si moltiplicano ogni giorno. Si firmano accordi di cooperazione tra aziende, siti unesco, enti locali e ministeri. Non c’è mai stato tanto bisogno come oggi di interpreti di cinese professionisti.
C’è un vuoto, servono interpreti di cinese con formazione professionale ad hoc e che abbiano una cultura generale ottima per sopperire al vuoto esistente. Ci sono, sì, molti interpreti di cinese improvvisati che non conoscono le tecniche, i principi etici e non rispettano standard minimi di qualità nel loro lavoro. Questo fa sì che molto spesso gli accordi restino sospesi o si chiuda un incontro con qualche incomprensione.
Mancano, invece interpreti di cinese professionisti in grado di garantire sempre la buona riuscita degli incontri: quella dell’interprete di cinese professionista non è una carriera semplice, occorre tanta dedizione e impegno, ma porta con sé grandi soddisfazioni.
Quali sono, nel concreto, le possibilità nel settore dell’interpretariato cinese? Cosa vuol dire davvero lavorare come interprete di cinese e come si fa a crescere professionalmente? Scopriamolo con Ilaria Tipà, la prima interprete italiana specializzata nell’interpretazione simultanea cinese-italiano e docente e coordinatrice della specializzazione Chinese Interpreting, un corso professionale sull’interpretariato cinese per giovani e laureati in lingua cinese.
Ciao Ilaria, parlaci un po’ di te: come sei giunta a lavorare come interprete di cinese?
Ho iniziato a studiare il cinese per caso, mentre sapevo, fin dal liceo, che avrei voluto fare l’interprete. L’avevo deciso dopo aver visto gli interpreti di simultanea al lavoro al Parlamento Europeo in 3° liceo. All’università ho frequentato il triennio a Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea in lingue e comunicazione internazionale ed è lì che è scattato il mio amore per il cinese e per la Cina. Volevo studiare inglese e tedesco, ma avevo un livello di tedesco troppo alto che mi portavo dal liceo e la professoressa mi consigliò di “non perdere tempo” studiandolo come seconda lingua per 3 anni. Così, per caso, inciampai nella prima lezione di cinese, entrando in aula più per gioco che per altro. E ne rimasi folgorata.
Alla fine del triennio, sempre convinta di voler fare l’interprete, ho deciso di continuare con la Laurea Specialistica in Interpretariato di Conferenza a quella che allora era la Luspio, oggi Unint. E lì è scattata la mia seconda passione: l’interpretazione simultanea. Non esistevano, allora, corsi di simultanea cinese-italiano, quindi decisi che ne avrei inventato uno. Con un periodo di studio a Taiwan e un approfondimento sulla simultanea inglese-cinese, sono riuscita, al rientro in Italia, a realizzare questo obiettivo prima alla Unint di Roma (ex Luspio) e ora qui all’Academy.
Qual è la tua posizione attuale?
Sono interprete di conferenza freelance specializzata nella simultanea cinese-italiano-cinese e cinese-inglese. Con il tempo mi sono specializzata in rapporti istituzionali e coopero in modo stabile con tutte le istituzioni italiane più importanti. Durante la recente visita del presidente cinese in Italia ho avuto il piacere e l’onore di affiancare il presidente Mattarella.
Quali sono le possibilità di carriera per chi ha studiato cinese?
Il mercato dell’interpretariato cinese-italiano sta vivendo una crescita esponenziale, di pari passo col moltiplicarsi delle cooperazioni bilaterali. La necessità di interpreti formati e professionisti cresce sempre di più, ma gli interpreti di cinese formati scarseggiano, anche a causa della mancanza di corsi di formazione.
Le possibilità per gli italiani che conoscono bene il cinese e si professionalizzano come interpreti di cinese sono moltissime, anche perché la maggior parte degli interpreti improvvisati sono madrelingua cinese cresciuti in Italia o che vivono qui da un po’ di tempo.
Il valore aggiunto dei sinologi è che portano con sé una conoscenza e comprensione profonda della Cina e della sua cultura, storia e valori che se sostenuti da una formazione tecnica come interpreti permettono di fare la differenza negli incontri bilaterali.
Cosa consiglieresti a chi vuole iniziare a lavorare come interprete di cinese?
Il consiglio numero 1 è dimenticarsi che conoscere bene una lingua è sufficiente per fare l’interprete. Serve molto di più. Serve prontezza di riflessi, capacità di gestione di situazioni delicate e soprattutto, competenze tecniche nelle strategie e tecniche di interpretariato che con la lingua cinese sono ancora più importanti che lavorando tra lingue europee.
Il consiglio numero 2 è ampliare il più possibile la conoscenza encicplopedica e la cultura generale, non si sa mai in che settore si finisce a lavorare. Occorre essere aperti e curiosi.
Il consiglio numero 3 è quello di formarsi per fare bene questo lavoro e di non prendere sottogamba gli incarichi che dovessero ricevere.
Perché reputi che il corso di formazione per interpreti di cinese dell’Academy possa fare la differenza?
Perché è un corso studiato da sinologi per sinologi. Per questo è diverso anche dai corsi di formazione universitari per interpreti. La specializazione in Interpreting della Élite China Academy è studiata appositamente per formare interpreti di cinese professionisti. Si tratta di un percorso che se fatto nella sua completezza parte dalle basi per arrivare all’interpretazione simultanea e nell’arco di circa un anno permette a chi lo frequenta e supera le prove intermedie di essere inserito nel team esclusivo di interpreti professionisti di Élite China.
Vuoi lavorare con la lingua cinese e specializzarti nel settore turistico?
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Chi siamo? Te lo spieghiamo in un video!
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Tradurre la moda in cinese
Un’ardua missione non impossibile
Una settimana di formazione in ambito di alta moda si è appena conclusa, uno degli organizzatori, a fine lavoro, mi ha stretto la mano e ha detto: “Il fattore traduzione ha determinato la metà del successo di questa edizione del corso di formazione.”. A queste parole, avevo l’impressione che gli occhi si fossero già riempiti di lacrime di gioia. Una semplice frase che racchiudeva il cuore del nostro lavoro di Élite Simultanea: prima di ogni lavoro investiamo un’enorme quantità di risorse per prepararci al meglio mettendo in gioco tutte le nostre capacità per dare il massimo al cliente. Forniamo il miglior ponte per la comunicazione alle due parti coinvolte nel nostro servizio.
La preparazione fa la differenza
Alle volte, chi è estraneo al nostro settore non ha modo di comprendere appieno quale sia la differenza sostanziale tra noi interpreti di Élite Simultanea e tutti gli altri. Noi, oltre a correre come pazzi per apprendere il maggior numero di informazioni e conoscenze tecniche e specifiche possibili, abbiamo la tendenza a ricercare sempre e comunque la perfezione. Lo facciamo anche quando lavoriamo in settori per nulla semplici. Lo facciamo anche quando, prima del lavoro, non abbiamo che un titolo generico –come è successo per questo caso del corso di formazione– e nessun contenuto dettagliato, men che mai materiale di riferimento per prepararci.
Gli interpreti e i traduttori sono eclettici e debbono mantenere intatta la loro sete di conoscenza. Bene, dunque decido che tutto quello che posso fare è iniziare dalla storia dei grandi marchi della moda. Dopo questi preparativi preliminari, diventa fondamentale essere molto attenti durante il lavoro e cogliere velocemente l’utilizzo di alcuni termini specifici. Nel farlo scopro, ad esempio, che “stylist” devo tradurlo in cinese come “colui che abbina i capi” (搭配师) e non come stilista/designer (设计师).
Evocare immagini con le parole
Le descrizioni utilizzate durante il corso sono molto dettagliate e pittoresche, fanno parte di quella categoria di concetti che non possono certo essere tradotti letteralmente. Bisogna ben comprendere le sensazioni che l’uso delle parole italiane trasmette e tradurre quello, non è compito facile. E qui entra in gioco la conoscenza della propria lingua madre e la capacità di costruire metafore e figure retoriche diviene imprescindibile.
Ad esempio, durante il corso sul pizzo, mi è capitato traducendo di dire:
Bisogna seguire l’andamento del pizzo per disegnare le pieghe, bisogna ascoltare la sua voce, comprenderne appieno la ragion d’essere…
beh, sono stata molto soddisfatta di me stessa. Gli studenti degli istituti di moda e belle arti si appassionano e amano le spiegazioni dei maestri. Questa volta la mia traduzione ha ottenuto la piena approvazione da parte degli organizzatori cinesi.
Il successo intramontabile della moda italiana è inseparabilmente legato al patrimonio artistico del Bel Paese.
Gli studenti cinesi durante il corso hanno chiesto spesso e volentieri come si possano comprendere le tendenze nella moda e gli insegnanti hanno risposto che la formazione artistica è fondamentale, per esempio, nel saper individuare gli elementi barocchi nella moda.
Beh, posso assicurarvi che per tradurre questo tipo di contenuti è necessario che l’interprete abbia una solida cultura generale; per non parlare di quando l’insegnante commentava un video con delle tecniche di cucitura, con un fiume di aggettivi e con le immagini che si alternavano molto velocemente. Non ho potuto far altro che ammirare la preparazione della docente e al tempo stesso iniziare a fare una vera e propria interpretazione simultanea per non rimanere troppo indietro.
Che dire, in sei ore di duro lavoro di traduzione al giorno, i momenti di edificante soddisfazione non sono mancati.
L'Interpretazione Simultanea: questa sconosciuta
L’interpretazione simultanea è arte e tecnica al tempo stesso[1].
(Zhong, 2008 b:167)
L’interpretazione simultanea (IS) è una forma d’interpretazione[2] che prevede l’utilizzo di apparecchiature consistenti, nella maggior parte dei casi, in auricolari o cuffie e microfono inseriti all’interno di un più ampio sistema elettronico che collega la cabina in cui lavora l’interprete di simultanea ai microfoni e alle cuffie a disposizione degli oratori e del pubblico. Si tratta di una forma d’interpretazione molto complessa che prevede la produzione, da parte dell’interprete, del testo in lingua d’arrivo (TL) in contemporanea con quello in lingua di partenza (SL) prodotto dall’oratore.
L’AIIC (Association Internationale d’Interprètes de Conférence) definisce l’IS nei seguenti termini:
In simultaneous mode, the interpreter sits in a booth with a clear view of the meeting room and the speaker and listens to and simultaneously interprets the speech into a target language. Simultaneous interpreting requires a booth (fixed or mobile) that meets ISO standards of acoustic isolation, dimensions, air quality and accessibility as well as appropriate equipment (headphones, microphones). (AIIC’s Conference Interpretation Glossary[3])
L’IS può essere definita come un fenomeno cognitivo e linguistico: cognitivo per i numerosi e complessi processi di elaborazione mentale e le molteplici abilità cognitive che vengono attivate contemporaneamente e linguistico perché le informazioni oggetto di tali processi sono, essenzialmente, di tipo linguistico (Anderson, 1994). Perciò quando si parla d’interpretazione simultanea ci si riferisce ad un complesso sistema di procedimenti che permettono all’interprete di produrre in tempi molto brevi[4] una resa in TL del messaggio pronunciato dall’oratore pochi istanti prima nella SL.
Le principali attività che l’interprete si trova a intraprendere simultaneamente o in rapida successione sono nell’ordine: l’ascolto del testo nella lingua di partenza; la comprensione di quanto ricevuto; l’attivazione di processi cognitivi tra cui l’utilizzo della memoria a breve termine che permette di recuperare le informazioni linguistiche appena ricevute e la sua interazione con quella a lungo termine e con le conoscenze pregresse in essa immagazzinate (sia a livello contestuale dell’evento in cui l’interprete si trova che in termini di cultura generale e conoscenze enciclopediche); e infine la codifica del messaggio elaborato e la produzione nella lingua d’arrivo[5].
Potrebbe essere sorprendente pensare che quanto appena elencato avvenga nel giro di pochi secondi o millesimi di secondo e che le attività di ascolto ed enunciazione siano continuamente sovrapposte; vi è sempre, nel corso di un’interpretazione simultanea, un flusso continuo in cui i due codici linguistici (la lingua di partenza e quella di arrivo) s’incrociano incessantemente. A questo si aggiungono altri due fattori di fondamentale importanza: l’interprete deve sottostare al ritmo imposto dall’oratore cercando di mantenere il décalage al minimo indispensabile e seguirlo in un discorso di cui non sa niente o quasi e deve farlo senza aver mai un’ampia visuale su quanto verrà dopo. Inoltre, egli deve riuscire a monitorare la sua produzione, correggersi ove necessario e controllare che il suo discorso sia grammaticalmente e stilisticamente corretto nella lingua d’arrivo (Anderson, 1994).
Nel portare avanti tutte queste operazioni concomitanti l’interprete tenta di separare la sua attenzione e di distribuire le risorse cognitive a sua disposizione nel modo più equo possibile tra le attività in cui viene coinvolto; per far ciò egli deve dosare la quantità di energia totale a sua disposizione (Gile, 1985).
Simultaneous Interpreting is not to establish equivalents between two languages, but to communicate the meanings of a speech being heard.
(Anderson, 1994:101)
La definizione elaborata da Anderson getta luce su un nodo essenziale del processo d’IS e su ciò che lo rende possibile: un interprete di simultanea non può e non deve mirare a tradurre ogni singola parola pronunciata dall’oratore, anche perché così facendo perderebbe di vista il fine ultimo dell’interpretazione stessa, quello di trasmettere il senso e non le parole (Seleskovitch, 1976)[6]. In base a questa concezione di fondo è facile concludere, come hanno mostrato molti studi traduttologici (Quine, 1960; Keenan, 1978), che una traduzione o un’interpretazione, nel caso specifico, non può mai essere perfetta in termini assoluti, ma solo abbastanza buona da assolvere in pieno il suo fine pratico in una determinata circostanza.
Simultaneous can be compared to playing the piano (…) the pianist has to learn the right hand, then the left, then learns to coordinate both, in much the same way as the interpreter learns to listen to two speeches at the same time.
(Jones, 1998:70)
La metafora del pianoforte sembra raffigurare alla perfezione la complessità dei processi con cui l’interprete di simultanea ha a che fare e riesce anche a descrivere il prodotto di una buona prestazione in simultanea: come chi ha imparato a suonare il piano riesce a produrre melodie armoniose, così un interprete che controlla la sua resa senza per questo prestare meno attenzione all’input che riceve riesce a produrre un testo in lingua d’arrivo corretto, adeguato e piacevole da ascoltare per il pubblico.
[1] 同声传译既是一门艺术,又是一门技术 (tóngshēng chuányì jí shì yī mén yìshù, yòu shì yī mén jìshù). La traduzione dal cinese di questo estratto e degli altri presenti nell’elaborato, qualora non diversamente specificato, è dell’autore.
[2] L’interpretazione è una forma di traduzione che viene effettuata oralmente traducendo del contenuto semantico di una lingua di partenza in un suo corrispondente in una lingua d’arrivo. La definizione che fornisce Viezzi (2008:35) di questa attività pare molto calzante: “l’interpretazione può essere definita come un servizio che si esplica attraverso un atto di comunicazione e prende la forma di un’attività interlinguistica e interculturale di produzione testuale”.
[3] Disponibile in: http://www.aiic.net/glossary/default.cfm?ID=262&letter=S
[4] È necessario sottolineare come l’aggettivo “simultanea” possa dare un’idea fuorviante del processo stesso: è impensabile, infatti, ritenere che si possa interpretare nell’istante stesso in cui l’oratore pronuncia una frase, anche in IS vi è sempre una distanza minima tra la produzione dell’oratore e la resa dell’interprete, il cosiddetto décalage.
[5] La complessità delle attività che gli interpreti di simultanea eseguono ha portato molti interpreti e ricercatori nell’ambito degli Interpreting Studies a elaborare dei modelli per descriverne le caratteristiche. Cfr. Pőchhacker (2004).
[6] Si fa riferimento alla théorie du sens elaborata da Seleskovitch e Lederer presso l’ESIT School di Parigi che ha avuto un grande valore e molta importanza nel panorama degli Interpreting Studies e pone l’accento sull’importanza di trasmettere il “senso” dell’oratore evitando un approccio parola per parola. Per una trattazione più ampia cfr. par.1.5.2 p. 21.
Disponibilità, Opzione e Conferma di un Lavoro
I misteri della libera professione
Normalmente quando un cliente o un futuro tale ci contatta, la prima cosa che ci chiede è se siamo disponibili per una certa data. E fin qui direte giustamente voi, che problema c’è? Nessuno, vi rispondo io.
Rispondiamo cordialmente alla mail o diciamo al telefono al cliente o al contatto che ci chiede disponibilità che sì, in quella data ci siamo, dunque va bene, procediamo pure con la formulazione del preventivo.
Il terzo passaggio fondamentale è il momento in cui consegniamo il preventivo, la nostra migliore offerta per quel servizio. Di norma chi lo riceve non è in grado di darci una conferma immediata, il massimo che possa fare è dirci:
Va bene, la ringrazio, allora Lei mi tenga un’opzione e le faccio sapere a breve.
Anche qui, nessun problema, almeno all’apparenza. Noi, da precisini quali siamo, prediamo subito la nostra bella agendina, per sicurezza segniamo la data e il tipo evento, chi ci ha contattati e anche il preventivo fatto, giusto per non dimenticare niente. Dato che siamo particolarmente scrupolosi e non ci piace incappare in più lavori che si sovrappongono, sapete che facciamo? Mettiamo una nota anche sul calendario elettronico: su Thunderbird e pure su Google Calendar, così si aggiorna in automatico anche il calendario sul cellulare.
Ora non ci resta che aspettare la conferma o la disdetta del lavoro.
Inizialmente e ingenuamente, non chiedevo di darmi conferma a priori entro una certa data e non facevo presente che nel caso in cui quell’opzione poi venisse cancellata a ridosso dell’evento ci sarebbe stata una penale da pagare. Ebbene, almeno qualcosa l’esperienza insegna.
Le attese di conferma possono diventare silenzi perpetui. Non da tutti, eh, intendiamoci. I clienti con cui lavoro più spesso, chi mi conosce bene sa che il tempo è denaro, soprattutto per noi liberi professionisti, ancor più per noi interpreti di cinese; dunque non appena sanno che l’evento è confermato o che il cliente cinese ha scelto qualcun altro si affretta a comunicarlo.
Si tratta, però, di casi rari, di persone ormai di fiducia. Non succede con i primi contatti, soprattutto con i clienti privati e su questo punto devo proprio spezzare una lancia a favore delle agenzie che conoscendo bene il campo, normalmente, si premurano di avvisarci in ogni caso.
Oggi inviamo mille email al giorno, alcune di poche parole, altre lunghe ed elaborate e io mi chiedo, e noi ci chiediamo, ma cosa costerà mai scrivere due righe e dire:
Gentile Dottoressa, abbiamo optato per un altra offerta. Alla prossima e grazie.
Mica è chiedere tanto, no?
Eppure una riga, nemmeno due, del genere, ci permettono di depennare la famosa Opzione che avevamo inserito in agenda, di liberare uno slot di tempo, di organizzare meglio il nostro lavoro.
Una riga ci potrebbe cambiare l’organizzazione di una intera settimana.
E invece no e noi teniamo le opzioni per più giorni, lì, sulla nostra agenda – eh sì, non dimentichiamolo, noi ci muoviamo in anticipo, se dobbiamo essere a Milano il 01 giugno di prima mattina, dovremo segnare nell’impegno anche il pomeriggio del 31 maggio e, nella peggiore delle ipotesi, anche la mattina del 02 giugno. Quindi ecco che cancellare un’opzione il 01 giugno, implica, per noi, liberare non uno, ma ben tre giorni.
Siamo noi a doverci preoccupare, se arriva un’altra offerta in quei giorni, di chiamare il cliente e chiedere notizie e magari quello ci dice:
Ah, scusi, mi è passato di mente, abbiamo risolto altrimenti.
Non è chiedere tanto, tutto sommato, un po’ di rispetto per il tempo di chi lavora. E basta tanto poco, come d’altronde, quando sono i clienti a chiederci la disponibilità si aspettano una nostra risposta, a prescindere da quale essa sia e noi siamo felici di darla.
Alle volte per garantire una cooperazione senza intoppi non ci vuole poi molto.
A oggi stabiliamo la politica di cancellazione di un lavoro dopo aver ricevuto la conferma per lo stesso, perché il nostro tempo ha un valore, e abbiamo dovuto iniziare anche a terminare le email di offerta e di conferma di opzione con:
Qualora entro il XX XX XXXX non avremo ricevuto un vostro riscontro ci riterremo liberi da ogni impegno nei vostri confronti.
Ci dispiace doverlo fare, avremmo preferito che non fosse necessario, ma insomma, se gli altri non rispettano il nostro tempo e non ne comprendono il valore, dobbiamo farlo almeno noi stessi.